Come scrive Mark Gisbourne – “ Lorenzo Puglisi utilizza la cancellazione dello stato di realtà come punto di partenza piuttosto che come risultato. I mezzi minimali, la pittura opaca bianca e nera (talvolta appare una traccia di rosso), il pennello e la spatola, e il generico supporto convenzionale della tela sono modi per invertire l’inizio e la fine della sfida della pittura. […] I suoi dipinti essenziali si confrontano con i resti e le tracce residuali ed i ricordi di ciò che ho chiamato le “ombre” della pittura, i fantasmi o le possibilità che la pittura offre oggigiorno. Egli tocca l’infinità senza fine della pittura, un mezzo di espressione che è stato sistematicamente dichiarato defunto nel corso degli ultimi cinquant’anni. I suoi dipinti sono ridotti alle nude ossa della pittura, o, detto ancor meglio, come la pittura delle nude ossa stesse. Nell’incontrare le “oscurità” di Puglisi tocchiamo tutto quello che c’è stato prima come se ci fosse un’eterna ripetizione, poiché la pittura finisce nel suo inizio, e misteriosamente sembra che le sue origini siano i suoi fini ultimi.”

 

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